Associazione Amici dell'Arte di Cesena Aps
Chi siamo

L’Associazione AMICI DELL’ARTE DI CESENA APS è nata nel 2014 e si è costituita come associazione di promozione sociale nel settembre del 2015.
Ha come finalità la promozione di attività culturali e di interesse sociale senza fini di lucro.
Organizza corsi di storia dell’arte, letteratura, filosofia, visite a mostre e a città d’arte per fare emergere un pensiero critico e informato.
Per svolgere le proprie iniziative si avvale in modo prevalente dell’attività di volontariato.

Per donare il tuo 5 x mille alla nostra associazione utilizza il codice: 90073620404

FINALITÀ E ATTIVITÀ

L'Associazione non ha finalità di lucro, persegue le seguenti finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale: promozione della cultura, dell’istruzione, della formazione e della valorizzazione delle attitudini personali in modo da favorire l’emergere di un pensiero critico ed informato.
Per il perseguimento delle predette finalità, l’Associazione svolge, in via esclusiva o principale, in favore dei propri associati, dei loro familiari conviventi o di terzi, una o più delle seguenti attività di interesse generale aventi ad oggetto:

1. Attività culturali di interesse sociale con finalità educative

2. Organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche e ricreative di interesse sociale, incluse attività, anche editoriali, di promozione e diffusione della cultura e della pratica del volontariato.

3. Organizzazione e gestione di attività turistiche di interesse sociale e culturale

In particolare, a titolo esemplificativo e non esaustivo, l'Associazione si propone di:
- organizzare corsi di storia dell’arte, di letteratura e filosofia
- organizzare visite a mostre e città d’arte
- ideare e realizzare mostre d’arte e convegni
- produrre materiale didattico
- elaborare progetti in collaborazione con le scuole

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Programma 2022-2023

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Video Lezioni

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Ultime news
  • 23 gennaio 2023
    Un interessante incontro per avvicinarsi all'arte dei fratelli Antonio e Paolo Andreucci attraverso le testimonianze dei loro parenti e con commento critico di ORLANDO PIRACCINI. SABATO 28 GENNAIO 2023, ore 10,30 OFFICINA DELL'ARTE- CESENA
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  • 19 gennaio 2023
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  • 12 gennaio 2023
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  • 05 gennaio 2023
    Domani l'Epifania tutte le feste porterà via.... Riprendiamo le nostre lezioni: arrivederci a mercoledì 11 gennaio!!! BUON ANNO a tutti voi!!!
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  • 27 dicembre 2022
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  • 21 dicembre 2022
    Amici dell'Arte di Cesena APS ha aggiornato la sua immagine di copertina.
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  • 20 dicembre 2022
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  • 15 dicembre 2022
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  • 15 dicembre 2022
    Cambio data: MARTEDI 20 DICEMBRE 2022!!!!
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  • 10 dicembre 2022
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  • 08 dicembre 2022
    Franz Kafka nasce a Praga il 3 luglio 1883. La sua famiglia è di origine ebraica. Con il padre autoritario e chiuso avrà sempre un rapporto molto tormentato. Nel 1906 si laurea in legge e si impiega come funzionario presso una società di assicurazioni. Avvia anche un’intensa attività letteraria. La sua vita sentimentale molto intensa e agitata lo porterà a rompere varie relazioni. Malato di tubercolosi, muore il 3 giugno 1924, appena quarantunenne, nel sanatorio viennese di Kierling. Le sue opere appaiono quasi tutte postume, a eccezione del lungo racconto “La metamorfosi” (1916) e della raccolta di novelle “Un medico di campagna” (1919). Perennemente insoddisfatto, lascia infatti l’ordine di distruggere, perché non le ritiene compiute, le altre opere. L’amico Max Brod, invece, contravviene alla sua volontà e fa pubblicare, rispettivamente nel 1925 e nel 1926, i romanzi “Il processo” e “Il castello”. Kafka dà voce nelle sue pagine al dramma della condizione esistenziale dell’uomo compressa tra l’angoscia e l’assurdo; una condizione in cui l’uomo singolo inutilmente si dibatte per cercare non una soluzione alla crisi che sarebbe impossibile, ma una risposta che gli permetta di penetrare il senso di quello che gli succede. Da questa incomprensibilità e inaccessibilità deriva tutto l’accadere di temi della sua narrativa: la solitudine dell’uomo; l’impossibilità di stabilire un rapporto di adesione col mondo che lo circonda e di trovare nella quotidiana trama di gesti e di vicende un senso plausibile; l’impossibilità di realizzarsi in una dimensione di autenticità; la consapevolezza della sua condizione di escluso, di «straniero»; il senso di essere oggetto di una determinazione di cui ignora i fini; la sua alienazione. Nei suoi romanzi i protagonisti-vittime si dibattono in situazioni assurde e opprimenti senz’alcuna possibilità di comprenderne le ragioni o di uscirne. I fatti impossibili e quelli possibili sono posti sullo stesso livello, acquistando un identico statuto di verosimiglianza. Ne deriva un capovolgimento dei piani del reale e dell’irreale, per cui i fatti impossibili appaiono plausibili al protagonista (e dunque al lettore), mentre la realtà perde ogni consistenza e significato (“tecnica dell’inversione”). “La metamorfosi”. Gregor Samsa, modesto commesso viaggiatore, dopo il fallimento del padre è diventato il solo sostegno della famiglia. Gregor assolve ai suoi doveri fino ad annullarsi. Una mattina d'autunno si risveglia nella propria stanza trasformato in un enorme scarafaggio. Egli non si meraviglia affatto di questa metamorfosi, descritta con puntiglioso realismo, perché in realtà scarafaggio si è sempre sentito. Costretto dalla ripugnanza che suscita nei familiari a vivere chiuso nella sua stanza, organizza la vita strisciando lungo le pareti, rifugiandosi sotto il sofà, nutrendosi di rifiuti. Un giorno attirato da suono del violino della sorella Grete, esce dalla stanza. Il padre inorridito gli lancia contro una mela che si conficca nel dorso procurandogli grande sofferenza. Gregor allora torna a rinchiudersi e a poco a poco, trascinandosi sempre più penosamente, si lascia morire. La serva entrando ne constata la morte e libera la stanza dall'immondo insetto. Nella famiglia, liberata dall'incubo, prevale un sentimento di sollievo. Il racconto venne pubblicato per la prima volta nel 1916. Gregor Samsa deve subire, fino alla morte, le vessazioni e umiliazioni indotte dal suo nuovo stato, ma al tempo stesso, in quel modo così assurdo, evade dall'orrore suscitato in lui dall'ossessivo ritmo di una esistenza scandita secondo tempi e indicazioni morali inderogabili. Siamo in un ambiente piccolo-borghese, composto da persone sostanzialmente meschine e conformiste, più attente al giudizio degli altri che ai legami affettivi, dove il dolore, la malattia, la diversità vengono vissute con vergogna.
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  • 02 dicembre 2022
    Sarà molto bello stare insieme in "leggerezza"!!!
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  • 01 dicembre 2022
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  • 28 novembre 2022
    Amici dell'Arte di Cesena APS ha aggiornato la sua immagine di copertina.
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  • 25 novembre 2022
    Orgogliosi e felici!!!! Avanti!!!
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  • 24 novembre 2022
    Marguerite Yourcenar, (1903-1987) è stata una scrittrice francese e la prima donna eletta alla Académie Française. La Yourcenar viene educata privatamente dal solo padre in una villa a Mont Noir nel nord della Francia. Si dimostra subito una lettrice precoce, interessandosi a soli 8 anni alle opere di Jean Racine e Aristofane e imparando a dieci il latino e a dodici il greco. All'età di diciassette anni, a Nizza, Marguerite de Crayencour pubblica sotto lo pseudonimo di "Marg Yourcenar" la prima opera in versi: Le jardin des Chimères; scelse questo pseudonimo con l'aiuto del padre, anagrammando il suo cognome. L'opera di Marguerite Yourcenar è molteplice: romanzi, saggi, opere teatrali e si ispira di preferenza alla storia facendo rivivere tempi e personaggi, più o meno remoti, con preciso realismo, frutto di uno studio accurato e meditato e di una ricostruzione meticolosa, quasi scientifica. Eppure il gioco della fantasia è sempre preminente nelle opere della Yourcenar, anche se la sua mente lucida e razionale ne sa dosare gli impulsi. La narrazione non è condotta soltanto per fatti esteriori, ma è densa di riflessioni e di una affascinante indagine dell'animo umano ed ha sempre un tono pacato e sereno come se la scrittrice ci tenesse molto a sottolineare i valori essenziali della vita in cui anche il dolore ha una sua funzione positiva. Forte è il sentimento religioso, ma di una religiosità difficilmente riconducibile a forme precise, piuttosto intuizione di un Dio sostanza suprema, lontano il più possibile dalle debolezze e dagli errori degli uomini, un Dio di cui, secondo la Yourcenar, possono morire le forme esteriori che l'uomo gli attribuisce, ma non la sostanza. Nel 1939, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale si trasferisce negli Stati Uniti d'America e prende la cittadinanza nel 1947, pur continuando sempre a scrivere in francese. Questo periodo della sua vita si conclude con la pubblicazione delle “Memorie di Adriano”, sicuramente il suo libro di maggior successo: si descrive la Roma del II secolo. Yourcenar fa di Adriano una coscienza lucida e forte che avverte la prossima fine dell'impero e che elabora una saggezza profonda, quasi non toccata dal divenire. Del 1968 è l'altro romanzo capolavoro: “L'opera al nero”. Nel 1974 pubblica il primo volume di una trilogia della storia della sua famiglia,” Care memorie”. Nel 1981 viene eletta, prima e unica donna, tra gli «Immortali» dell'«Académie Française», che peraltro non frequenta, continuando ad alternare i suoi viaggi con lunghi soggiorni a Mount Desert, sulla costa atlantica degli Stati Uniti, dove ha la sua casa, e dove si spegne il 17 dicembre 1987. Il romanzo “L’opera al nero”di Marguerite Yourcenar, a sfondo storico, è incentrato sulla storia di un personaggio immaginario: Zenone. La vita di questo protagonista inizia a Bruges agli inizi del 1500 quando viene messo alla luce da Hilzonde, una donna di nobile casata. Zenone viene avviato dalla famiglia alla carriera ecclesiastica ed affidato al canonico Bartolomeo Campanus che gli trasmette il suo grande amore per le belle lettere. Il ragazzo si appassiona subito ai libri e allo studio del sapere classico con cui ottiene dimestichezza di pensiero, ma si distacca anche dalla saggezza sacra e dalla dottrina cristiana. Dopo essersi iscritto alla scuola di teologia ed aver riportato stupefacenti risultati, Zenone decide di partire e di dedicarsi ad una vita errante per trovare se stesso girando il mondo. Svolge i più svariati lavori mentre le sue vere occupazioni sono la medicina, la filosofia e l’alchimia e per questo passa di città in città e di corte in corte sempre alla ricerca di un nuovo sapere. Scrive libri sulla scienza e sull’alchimia e spesso viene ricercato e condannato per le sue teorie atee e talvolta eretiche.
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  • 17 novembre 2022
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  • 15 novembre 2022
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  • 10 novembre 2022
    La scrittrice e mecenate d'arte Gertrude Stein nasce a Allegheny, in Pennsylvania nel 1874. Figlia di un ricco mercante ebraico di origine tedesca, approda alla letteratura attraverso una formazione di tipo scientifico: studia psicologia sperimentale di William James, e medicina (neurologia) alla John Hopkins University senza laurearsi. Trascorre i suoi primi anni in Europa con la sua famiglia. Successivamente gli Stein si stabiliscono a Oakland, in California. A partire dal 1903 si stabilisce a Parigi, dove vive, con il fratello Leo e poi con l’inseparabile Alice B. Toklas, fino alla morte, ad esclusione di un breve soggiorno negli Stati Uniti nel 1937 per un ciclo di conferenze. Leo e Gertrude iniziano a collezionare dipinti postimpressionisti, aiutando così diversi artisti di spicco come Henri Matisse e Pablo Picasso. Lei e Leo fondano un famoso salone letterario e artistico in 27 rue de Fleurs. Leo si trasferisce a Firenze, in Italia, nel 1912, portando con sé molti dei dipinti. Stein rimane a Parigi con la sua assistente Alice B. Toklas, che incontra nel 1909. Toklas e Stein rimangono unite per tutta la vita. Nel 1937 si reca a Londra rinnovando anche qui il successo americano. Assiste a A Wedding Bouquet, un balletto basato su una delle sue commedie. Questo le rafforza la sensazione spiacevole della distanza tra la sua immagine pubblica e il suo lavoro. Forse per questo la sua scrittura diviene densa di difese per il proprio stile e per se stessa. Durante la sua visita nel 1937 a Londra, rimane sorpresa dalla notorietà che circondava Wallis Simpson. Quando Stein aveva vissuto a Baltimora al 215 di East Biddle Street quarant’anni prima, Wallis Warfield, in seguito Simpson, viveva di fronte, al numero 212. Gertrude è colpita dalla coincidenza della fama che ciascuna di loro aveva raggiunto di recente, pur tra le enormi differenze; Stein decide di scrivere un romanzo sull’argomento della sua ex vicina: Ida, un romanzo che viene pubblicato nel 1940. Si tratta di identità e ha un personaggio centrale, Ida, oziosa e principalmente interessata allo shopping. È un libro buffo che ha i suoi risvolti di umorismo nero. Ne invia una copia alla signora Simpson, che la ringrazia. Gertrude Stein muore nel 1946 a Neuilly-sur-Seine, in Francia all’età di 72 anni. Sebbene l'opinione critica sia divisa su i suoi scritti, l'impronta della sua personalità forte e spiritosa sopravvive, così come la sua influenza sulla letteratura contemporanea. "The autobiography of Alice B. Toklas" (1933), è il resoconto romanzato della sua vita. È certamente il testo di maggior successo di Gertrude Stein, accolto favorevolmente sia dalla critica che dal pubblico e si può definire la fonte, forse più significativa, per la conoscenza della vita culturale di Parigi nei primi trent’anni dello scorso secolo.
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  • 03 novembre 2022
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  • 27 ottobre 2022
    Nasce a Londra nel 1882 da una famiglia in cui fu sempre tenuta in gran conto la letteratura; il padre Leslie Stephen è stato un critico e storico molto apprezzato. Cresciuta in questo ambiente colto e avviata dagli stessi genitori allo studio del latino e dei classici, Virginia rivela assai presto le sue inclinazioni letterarie. Nel 1910, insieme con la sorella Vanessa, fonda il circolo letterario di Bloomsbury che viene frequentato da personaggi di grande rilievo ed è stato un centro assai vivace della cultura inglese fino gli anni trenta. Nel 1912 Virginia sposa Leonard Woolf, giornalista e politico, e con lui nel 1917 fonda la casa editrice Hogarth Press impegnata a pubblicare opere di nuovi scrittori. Il primo romanzo della Woolf “Notte e giorno” esce nel 1919 e, pur non essendo molto originale, manifesta già le doti di lirico impressionismo della scrittrice che continua, poi, con opere di maggiore freschezza e originalità, tanto che nel 1927 già pubblica il suo capolavoro “Gita al faro”. L’attività della Woolf continua anche nel campo della saggistica e della critica e si interruppe solo con la morte della scrittrice, nel marzo 1941, che si uccide gettandosi nel fiume Ouse; da tempo soffriva di crisi depressive ed era spaventata da una infermità mentale di cui aveva avuto alcuni sintomi. L’arte di Virginia Woolf è originale nella forma e nello spirito; la scrittrice si esprime secondo il flusso di coscienza cioè indagando ambienti e situazioni attraverso la sottile analisi dell’animo dei personaggi così come James Joyce e altri scrittori suoi contemporanei, ma la sua voce è più intima e incline alla poesia. Spesso i suoi romanzi mancano di azione e le pagine scorrono lente, ricche di descrizioni non fini a sé stesse, ma collegate con i ritmi del pensiero o del ricordo. La prosa è limpida e suggestiva, impreziosita spesso da simboli e da metafore, vivida di immagini poetiche e sempre fluida come il flusso della vita che descrive. Per questo Virginia Woolf occupa un posto di grande rilievo nella narrativa del primo Novecento e possiamo riscontrare nelle sue opere le suggestioni narrative di Joyce e la sensibilità di Proust. “Le Onde”, l’opera d’arte letteraria più importante del ‘900, è in realtà ancora poco conosciuta, come d’altronde l’intera produzione della scrittrice inglese. Sei amici si alternano in un monologo. Nei loro soliloqui «dicono» fatti e vite, e «pensano» riflessioni e sogni: la scuola e i giochi, i segreti e gli abbandoni, le rispettive famiglie e i desideri. Le voci si confondono nel tempo che passa, trasformando i bambini in ragazzi e in adulti; le voci si mescolano in un unico fiato, come un'onda che racconta l'esistenza di ciascuno dei sei, e non solo la loro. Nel suo romanzo piú affascinante, quello che Marguerite Yourcenar ha definito «rivoluzionario», Virginia Woolf trova una forma narrativa basata sul ritmo anziché sulla trama, per consentire al pulsare della vita di emergere, per cogliere il flusso di energia che palpita nelle cose, nelle azioni fragili degli uomini, nella precarietà dei sentimenti.
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  • 20 ottobre 2022
    Con questa lezione si conclude il ciclo "Icone e Avanguardia"
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  • 13 ottobre 2022
    OFFICINA dell'ARTE DI ANGELO FUSCONI, via MADONNINA, 50 CESENA
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  • 13 ottobre 2022
    Karen Blixen (Rungsted, 17 aprile 1885 – Copenaghen, 7 settembre 1962) è stata una scrittrice e pittrice danese che possedeva l'abilità di descrivere le sue storie con semplice chiarezza, e grande talento abbinato ad uno stile del tutto personale. Durante la sua carriera di scrittrice, la Blixen ha usato diversi pseudonimi come: Isak Dinesen, Tania Blixen, Pierre Andrèzel e ancora Osceola; questo largo uso di pseudonimi risultò talmente incomprensibile nell'ambiente letterario del suo tempo che fu causa di pettegolezzi sulla autenticità dei suoi scritti. Ma è col nome del marito che divenne famosa e conosciuta: baronessa Karen Blixen-Finecke. Durante i primi anni della sua vita, Karen cresce negli agi della sua bella residenza di campagna a Rungsted, a una trentina di chilometri da Copenaghen, con la madre Ingeborg Westenholz, con il padre Wilhelm, a cui era molto affezionata, e col fratello Thomas e le due sorelle. Il padre, un proprietario terriero che partecipa alla vita politica del Paese, muore suicida quando lei aveva solo dieci anni. Ragazza dal carattere estroverso e romantico, Karen non è bella ma possiede quello che si chiama carisma, e la dote straordinaria di piacere alla gente. Frequenta dal 1903 al 1906 l'Accademia delle Belli Arti di Copenaghen, di Parigi (1910) e di altre città d'Europa. Nel 1912 visita anche Roma durante un viaggio col fratello Thomas. Nel 1913, il 2 dicembre, decide di partire per l'Africa insieme al cugino, il barone Bror von Blixen-Finecke col quale nel frattempo si è fidanzata, con lo scopo di acquistare una fattoria, per vivere lontano dalla civiltà e provare nuove emozioni. Nel 1914 sposa il cugino Bror a Mombasa ed insieme acquistano una piantagione di caffè ai piedi delle colline di N'Gong, vicino a Nairobi, e vi si trasferiscono iniziando l'avventura da tanto tempo sognata. Il matrimonio termina nel 1921 con il divorzio e Karen resta da sola a dirigere la piantagione che ormai è la sua ragione di vita. Una grande crisi del mercato del caffè la costringe però a chiudere la fattoria nel 1931 e a far ritorno quindi in Danimarca il 31 agosto dello stesso anno. Non tornerà mai più nella sua amata Africa e si dedicherà con passione alla scrittura. Usando lo pseudonimo di Isak Dinesen scriverà il lavoro che le porterà il successo: “Sette storie gotiche”, una raccolta di sette racconti pubblicata sia in America che in Inghilterra nel 1934. Tre anni dopo, nel 1937, scrive quello che resterà il suo capolavoro e col quale resterà famosa nel panorama letterario del XX secolo: “La mia Africa”, una sorta di diario dove racconta i suoi anni passati in Kenia e i suoi rapporti con la natura e con i nativi del posto dei quali ammira il modo di vivere. Ed è appunto nel romanzo “La mia Africa” che Karen racconta la storia del suo amore per Denys Finch Hatton, amore che durerà per poco tempo poiché Denys morirà in un incidente aereo il 14 maggio del 1931. Negli anni che trascorre in Danimarca la sua salute fu molto cagionevole e passò lunghi periodi in ospedale a causa di una grave malattia venerea che ha contratto dal marito. La fine arriverà il 7 settembre 1962 all'età di settantasette anni. I suoi ricordi africani, le fotografie e le lettere del suo amato Denys, la sua scrivania e molti oggetti personali sono conservati nella sua casa, divenuta museo nel 1991 grazie agli introiti del film tratto dal romanzo “La mia Africa”. Nel museo si possono ammirare anche diversi quadri dipinti dalla stessa Blixen. Nel 1968 Orson Welles trasse un film dal suo racconto “La storia immortale”, contenuto nell'ultima raccolta scritta dalla Blixen, “Capricci del destino”; “La storia immortale” è stata anche oggetto di rappresentazioni teatrali. Nel 1982, ad opera del regista Emidio Greco, trova trasposizione cinematografica il raffinato racconto “Ehrengard”, pubblicato postumo. Fra gli attori Jean-Pierre Cassel e un giovane Alessandro Haber. Da un racconto della raccolta “Capricci del destino””, nel 1987 è stato realizzato il film danese “Il pranzo di Babette”, vincitore di numerosi riconoscimenti, fra cui l'Oscar al miglior film straniero nel 1988. Dalle pagine del romanzo La mia Africa” è stato invece tratto nel 1985 il celebre film omonimo, interpretato da Meryl Streep e da Robert Redford, per la regia di Sydney Pollack
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  • 06 ottobre 2022
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Partecipa ai corsi

Chi vuol partecipare alle iniziative e al progetto culturale dell’Associazione può diventare socio iscrivendosi a partire dal mese di settembre.
La tessera annuale di socio è di 20 euro.

I CORSI di ARTE e LETTERATURA sono a pagamento (100 euro), comprendono 33 lezioni a cadenza settimanale, da ottobre a maggio, presso il CINEMA ELISEO.

AGEVOLAZIONI PER I SOCI

Con la tessera dell’associazione si ha diritto:

- Ingresso al ciclo “La grande arte al cinema: lirica, balletto, teatro” rassegna del Cinema Eliseo a un prezzo scontato di euro 6 per associato e stesso sconto per un accompagnatore.

- Sconto del 5%
• Libreria “Coop”del Centro Lungosavio
• Libreria “Mondadori” Viale Carducci, 27
• Libreria “I libri di Elena” Corte Piero della Francesca, 59
• Libreria “Epocalibri” libri usati e rari Via Fra Michelino, 38
• Libreria “Ubik” Piazza del Popolo, 25

- Possibilità di vedere i video delle lezioni seguendo le istruzioni presenti in questo sito.

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Come iscriversi

I nuovi soci e i soci degli anni precedenti si possono iscrivere per quest'anno versando la quota sociale o

- tramite bonifico a Iban Associazione (indicando nella causale: nome e cognome, quota associativa)
IT 39 H 07070 23900 000000847497

o versando direttamente ai nostri incaricati
- prima o dopo le lezioni
- prima della assemblea dei Soci
- telefonando al 340 4042770 o al 369 6850290

Solo i nuovi soci devono compilare la scheda di iscrizione (qui sotto).

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